Nonostante la deforestazione sia rallentata nel 2021, non basta per far sì che si ponga fine al disboscamento entro il 2030.
Con la globalizzazione e lo sviluppo delle tecnologie, la distruzione delle foreste è aumentata considerevolmente, raggiungendo delle soglie allarmanti. Per questo motivo, 145 Paesi si sono posti l’obbiettivo di diminuire il processo di deforestazione, incentivando le piantagioni di alberi e diminuendo i disboscamenti.
Ma nonostante i disboscamenti siano rallentati leggermente nel 2021, ciò non basta per rispettare l’impegno preso dai Paesi di porre fine al disboscamento entro il 2030. Secondo gli esperti, manca un’azione urgente per far sì che ciò sia possibile.
Nel 2021, le zone rase al suolo sono diminuite del 6,3%. Alcuni Paesi hanno compiuto dei progressi: in particolare l’Indonesia. Nonostante ciò, quasi 7 milioni di ettari sono andati perduti, anche a causa di disastri naturali ed incendi che hanno raso al suolo zone vastissime.
Erin Matson: “Legge sulla creazione di posti lavoro rappresenta una minaccia”
Dati alla mano, la distruzione delle foreste pluviali tropicali più ricche di carbonio e biodiversità è diminuita solo del 3%. Erin Matson di Climate Focus, un gruppo politico e una delle coalizioni di organizzazioni che hanno condotto la valutazione, ha lanciato un allarme.
“La dichiarazione di Glasgow è stato un grande momento, la prima volta che un tale obiettivo è stato abbracciato a livello di leader da così tanti paesi, che coprono il 90% delle foreste globali”, dice. E prosegue: “Ma non siamo sulla buona strada. C’è stato qualche modesto miglioramento, ma anche questo potrebbe essere solo temporaneo.”
Poi continua: “Molti paesi stanno mettendo a rischio i loro progressi eliminando gradualmente o annullando le protezioni. Ad esempio, l’Indonesia non ha rinnovato la sua moratoria sull’olio di palma dopo la sua scadenza nel settembre 2021 e una legge recentemente adottata sulla creazione di posti di lavoro rappresenta una seria minaccia per le foreste naturali“.